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Calipari, parte civile: il governo Usa ci ha trattato da pezzenti

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17 ottobre 2007


"Il Governo Usa ci ha trattato da pezzenti, prendendoci a schiaffi in faccia, rispetto a questa vicenda". Così ha affermato l'avvocato Franco Coppi, legale di Rosa Villeco, vedova di Nicola Calipari, nel corso del suo intervento davanti alla terza Corte d'assise di Roma nel processo per l'omicidio del funzionario del Sismi avvenuto il 4 marzo del 2005 sulla strada per l'aeroporto per Baghdad.

La morte di Calipari fu dovuta ad una raffica di fucile mitragliatore esplosa da un marine che era a controllo di un check point sulla Irish Route, Mario Louis Lozano. L'azione posta in essere dal militare portò anche al ferimento della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, che stava per essere riportata in Italia dopo un lungo sequestro proprio da Calipari e da un collaboratore del funzionario dei nostri Servizi, il maggiore Andrea Carpani.
"In questa storia, in questo processo - ha continuato l'avvocato Coppi - noi aspettiamo la decisione di Lozano nel confrontarsi con questa accusa. Lui ha tutto il mondo a disposizione ma non venendo in Italia impedisce il realizzarsi di un nostro diritto ad avere un processo, a capire, ad accertare cosa è avvenuto".

L'assenza sul suolo dello Stato dell'imputato è una delle condizioni di improcedibilità su cui la difesa di Lozano ha insistito nella scorsa udienza.
Il legale della vedova di Calipari si è anche soffermato sulla contestazione fatta a Lozano dalla Procura ed avallata dal giudice dell'udienza preliminare, e che riguarda la specifica del delitto politico, di un reato commesso a danno dello Stato. "La moderna definizione di Stato - ha spiegato Coppi - permette di affermare che si debba riconoscere questa entità nella collettività nel tutti noi che veniamo colpiti da un fatto. Il sequestro della Sgrena doveva essere una leva, secondo quanto affermato dai rapitori, per arrivare al ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Solo il successo completo dell'operazione che ha riportato in libertà la giornalista doveva ribadire le ragioni del nostro Paese".

Insomma - secondo il penalista - la conclusione dell'operazione e le sue stesse modalità 'rischiose' erano atti che dovevano riaffermare il compito dell'Italia all'estero impegnata in una missione di pace. "Quanto avvenuto, e le reazioni successive hanno dimostrato - ha detto Coppi - che quello compiuto da Lozano è stato un delitto di tipo politico".
L'avvocatura dello Stato ha chiesto il rigetto delle argomentazioni della difesa di Lozano e quindi di continuare con il processo. Lo stesso hanno fatto i legali di parti civile che rappresentano la giornalista del Manifesto ed il suo compagno, Pier Scolari. In particolare l'avvocato Gamberini ha spiegato: "La richiesta degli Usa di guirisdizione esclusiva sul caso, così come affermato dall'avvocato dell'ex marines è contraddetta da quello che gli stessi Stati Uniti d'America prospettarono nel caso del sequestro dell'Achille Lauro quando chiesero l'estradizione dei terroristi fermati a Sigonella". In base a quanto detto dal legale la fattispecie del 'delitto politico' va contestata a Lozano perché "oggettivamente ha colpito gli interessi italiani". Inoltre, però, non si può escludere a priori che nel processo potrebbero emergere "in effetti" quelli ipotesi prospettate dalla stessa difesa di Lozano. "Se c'è stato un ordine dietro quello che ha fatto Lozano, lo si potrebbe accertare solo con questo processo".


La Corte, presieduta dal giudice Gargani, ha aggiornato i lavori al prossimo 25 ottobre, allorquando deciderà se accogliere o meno le ragioni della difesa e di fatto chiudere il processo senza che mai questo sia iniziato, come oggi ha scritto lo stesso quotidiano Il Manifesto.

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